Renato Bruscaglia, una dialogo tra parole e immagini
Dal 05/12/20 al 03/04/21 – Biblioteca Salita dei Frati (Lugano, Svizzera)
L‘Associazione Amici dell’Atelier Calcografico (AAAC) di Novazzano torna a dedicare, a trent’anni di distanza, un’esposizione a Renato Bruscaglia, nel centenario della nascita dell’artista. La mostra Renato Bruscaglia, un dialogo tra parole e immagini, curata da Alessandro Soldini e Gianstefano Galli, sarà visitabile a partire dal 5 dicembre nel Porticato della Biblioteca Salita dei Frati a Lugano.
Incentrata sui libri e sulle cartelle d’artista di Bruscaglia, incluse alcune opere collettanee, la mostra offre l’opportunità di presentare al pubblico un aspetto ancora poco noto della produzione dell’artista marchigiano e di riflettere sulla sua personale interpretazione del dialogo tra parola e immagine, tra scrittore-poeta e artista-incisore. Oltre a una selezione di preziose edizioni, sono esposte l’acquaforte «Riva nostrana» (1976), stampata per l’occasione nell’atelier di Gianstefano e Francesco Galli a Novazzano, e il manuale «Incisione calcografica e stampa originale d’arte», pubblicato nel 1988 da Bruscaglia, per molti anni stimato docente di tecniche dell’incisione, riedito nel 2019 in una nuova veste grafica ed arricchito dai contributi di Giulia Napoleone, Giovanni Turria e Silvia Cuppini.
Sabato 5 dicembre 2020 non è prevista un’inaugurazione ufficiale, ma un’apertura prolungata, dalle ore 15.00 alle 18.00, nel rispetto delle norme vigenti. La mostra si potrà visitare fino a sabato 20 febbraio 2021.

Di seguito un testo edito da Bruscaglia all’interno della cartella d’arte dal titolo “BRUSCAGLIA uno scritto e una acquaforte” e a questo link alcune foto e la presentazione del curatore Alessandro Soldini.
L' acquaforte scritta
Al volgere di ogni felice stagione culturale così come in contemporanea o al seguito di specifiche tornate di mostre, incontri di semiologia, o eventi editoriali d’arte, c’è sempre qualcuno, più o meno autorevole e/o competente, che tira in ballo l’incisione, quella finalizzata alla stampa originale d’arte, da un lato e dall’altro la poesia in prosa o in versi degli scrittori.
Recentemente più che in passato non si esita a sventolare la bandiera con su scritto “Parola e Immagine” senza alludere anche all’intimità e quasi naturalità di rapporti, di consanguineità, fra l’immagine incisa appunto – quella che han sempre fatto i cosiddetti peintre graveur – e la poesia scritta tanto meglio se affidata alla articolazione metrica e ritmica del verso. Un rapporto che si assicura essere “liason si bien jointe qu’on n’en voit pas la jointure…” come si diceva un tempo di certi passionali, ma ben occultati, amori extra-coniugali; una congiunzione, quella di cui si diceva, sulla esistenza della quale si giurerebbe, tanto da mai porla in termini a dir poco opinabili, e che tuttavia, raramente ci è capitato di veder individuata in almeno alcune delle sue connotazioni.
Esitazione intrigata dal sospetto di un probabile fraintendimento che mi affretto a prevenire e rimuovere precisando che: non ci si riferisce a tutto ciò d’immagini che può ricadere o essere compreso dalla espressione “illustrazione” quale esito figurale di un testo in qualche modo corrispettivo, ma, al contrario, rimandare a quelle scelte intuitive e interpretative che danno origine e finalità all’accostamento e accoppiamento di opere di autori concettualmente e formalmente affini.
Allora, date per ovvie e ricorrentemente utili e stimolanti le circostanze comparative fra tutte le arti della espressione, è davvero più che ipotizzabile una più stretta connessione fra la “scrittura” dell’acquaforte, di quella litografata o quant’altro di analogo, e la forma affidata al verso? Francamente e senza esitazione credo che sì.
Mi hanno indotto a questa convinzione la conoscenza scolastica dei prestigiosi precedenti del passato più o meno remoto, la modesta frequentazione dei testi poetici e la esperienza incisoria alimentata anche da quelle letture.
Una convinzione che è maturata lentamente e che non è rimasta senza riscontri e conferme come, per esempio, quella che trascrivo dal “Piccolo discorso ai pittori-incisori” che Paul Valéry, l’indimenticabile autore de “Cimitero marino”, ebbe a pronunciare senza ombra di enfasi letteraria nel 1933, in una felice occasione conviviale, quando, fra l’altro testualmente disse: “ Volevo giungere a questa argomentazione che ci riguarda: che se l’arte partecipa dello spirito, quello spirito la cui durata è intessuta di atti senza materia, l’arte più vicina allo spirito è dunque quella che ci rende il massimo delle nostre impressioni e delle nostre intenzioni col minimo dei mezzi sensibili. Non vi bastano pochi tratti, poche incisioni, perché un viso, una campagna, non soltanto siano dati nelle loro sembianze, ma suggeriti al punto che il colore assente e la luce più ricca non manchino affatto ?
E a uno scrittore che non ignori il suo mestiere non bastano poche parole, un solo verso , per risvegliare nell’animo tutte le qualità delle cose, e persino tutte le armoniche e le risonanze del ricordo di un momento particolare della vita?
Ecco cosa ci unisce, signori. Noi comunichiamo con il bianco e il nero, da cui la natura non sa ricavare nulla. Non sa fare nulla con un po’ di inchiostro. Ha bisogno di un materiale letteralmente infinito. Noi invece di pochissime cose, e se possibile, di molto spirito. “
Può essere detto meglio e più convincentemente? Francamente ne dubito.
Renato Bruscaglia
N.B. Testo edito da Bruscaglia all’interno della cartella d’arte dal titolo “BRUSCAGLIA Uno scritto e una acquaforte” contenente una stampa originale “Case all’orizzonte” tirata in 80 esemplari a cura del Laboratorio di Federico Santini per le edizioni Bon A’ Tirer nel 1995

Orari mostra:
Mercoledì, giovedì e venerdì: 14.00 – 18.00
Sabato: 9.00 – 12.00
Chiusura per le festività natalizie: 24/12 – 6/01
Ingresso gratuito.
Porticato della Biblioteca Salita dei Frati
Salita dei Frati 4 A, 6900 Lugano, Svizzera